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GINOCCHIELLI DI SAN ROMUALDO

A pochi minuti all’Agriturismo la leggenda! Si narra che vi arrivò a cavallo percorrendo la Costa del Pozzo, dove il sentiero si “affaccia” sulla valle, l’animale volle fermarsi inginocchiandosi sulla roccia trasferendoci miracolosamente le impronte.
Tutt’ora i segni non sono scoloriti a dimostrazione della sacralità del posto.

L’escursione ne ripercorre il cammino in un angolo di montagna appartato e poco frequentato che conduce alla Valle dei tre Castelli dove l’Abbazia ha conservato il corpo del santo per secoli nel sarcofago prima della traslazione a Fabriano.

ABBAZIA DI SAN SALVATORE IN VAL DI CASTRO

La data di fondazione del monastero di Valdicastro è da collocarsi  tra il 1009, anno della morte di S. Bruno Bonifacio di Querfurt, discepolo di S. Romualdo, e il 1010, anno della partenza del santo ravennate per la missione in Ungheria.

Con l’appoggio dei signori del luogo (domini loti) Valdicastro consegue ben presto un notevole grado di floridezza economica e spirituale, estendendo la propria giurisdizione su numerosi castelli, ville e chiese del territorio fabrianese. Nel secolo XIII la posizione egemonica e la potenza politico-economica dell’abbazia inizia, tuttavia, ad essere contrastata dai progetti espansionistici del comune di Fabriano, al quale nel 1218 i monaci di Valdicastro sono costretti ad assoggettare i propri vassalli nei castelli di Cerreto e di Albacina.

Il monastero è diventato abitazione privata e, successivamente, agriturismo a partire dal 2006.Oggi è possibile soggiornare presso la struttura o visitare

SANT’URBANO

A pochi chilometri da Apiro si trova un Abbazia dedicata al patrono del paese Sant’Urbano. Ricordata la prima volta nel 1033 in una pergamena che documenta una convenzione con il suo abate e quello di San Vittore alle Chiuse. Un’iscrizione sull’altare maggiore data la sua consacrazione all’anno 1086.
L’Abbazia rappresentava uno straordinario centro di potere politico e religioso che ebbe anche rapido sviluppo sul piano civile: alle sue dipendenze fu capace di avere una quindicina di chiese più il dominio del limitrofo castello omonimo, in aggiunta al dominio su altri castelli vicini.

SAN VITTORE DELLE CHIUSE

Sorta come chiesa conventuale benedettina di un complesso monastico documentato fin dal 1007, la sua edificazione dovrebbe risalire al periodo 1060-1080. Si tratta di una delle più importanti ed antiche testimonianze dell’architettura romanica nelle Marche e nonostante pesanti restauri novecenteschi mostra ancora l’articolazione volumetrica originale. All’inizio del XIII secolo il convento raggiunge il periodo di maggiore splendore, esercitando la giurisdizione su 42 chiese e su vasti beni e territori. Dopo una lunga decadenza, nel XV secolo l’abbazia fu soppressa; del complesso monastico rimangono solo pochi ambienti.

ABBAZIA DI SANT’ELENA

Gli storici attribuiscono la fondazione della prima abbazia benedettina fra il 1005 e il 1009 ad opera di San Romualdo.
I primi documenti scritti si hanno nel 1180, quando passò alla Congregazione camaldolese e la chiesa venne radicalmente ricostruita e consacrata nel 1212, come scritto su una lapide. Fu abbazia florida e autonoma, tanto che nel XII secolo raggiunse un’importanza di prim’ordine nell’aspetto religioso, politico e sociale della Vallesina. Fra le proprietà dell’abbazia si contavano circa una sessantina di edifici, fra chiese, castelli e ville, disseminati dai dintorni fino ai territori di Camerino, Senigallia e Osimo. L’abate ne era l’autorità religiosa e civile, con diritto di vita e di morte.

MONASTERO DI SAN SILVESTRO (Fabriano)

Il fondatore della Congregazione Silvestrina dell’Ordine di San Benedetto è san Silvestro abate, nato a Osimo nelle Marche verso il 1177 e morto «quasi nonagenario» nel monastero di Montefano presso Fabriano il 26 novembre 1267. Tra il 1274 e il 1282 il monaco Andrea di Giacomo da Fabriano – che sarà il quarto priore generale (1298-1325) – scrisse la Vita sanctisssimi Silvestri confessoris et mirifici heremite attingendo a testimoni oculari e probabilmente anche alla propria conoscenza diretta del fondatore. In particolare per le notizie sulla fanciullezza e l’adolescenza del santo, il biografo è debitore al vescovo di Osimo Benvenuto Scotivoli (1264-1282), «compagno di studi» di Silvestro.

MONASTERO DI VAL DI SASSO

L’Eremo sarebbe stato nell’alto medioevo un castello a difesa della attuale Valdisasso, di rilievo strategico per i longobardi, poiché a ridosso dello stretto corridoio, controllato dai bizantini, che metteva in comunicazione l’Esarcato ravennate e la Pentapoli con il Ducato romano. Sul finire del primo millennio il fortilizio, secondo tradizione, si trasformò in un cenobio, ove si insediò una comunità di monache benedettine, per concessione di Alberto della aristocratica famiglia dei Sassi.

Un luogo ideale per praticare preghiera e lavoro, come vuole la regola di S. Benedetto. Sempre secondo tradizione fu il primo monastero femminile ad essere fondato nel territorio. Appartiene ad una secolare memoria, alimentata dal racconto di fatti miracolosi, che S. Francesco, ai primi del Duecento, nei suoi ripetuti viaggi nella Marca anconetana, sia stato addirittura ospite dell’Eremo. Ritenuto perciò un sito venerabile, fu oggetto di costante rivendicazione da parte dei seguaci del Santo, restata tuttavia per lungo tempo inascoltata.

L’eremo, acquisito al pubblico patrimonio, nei decenni successivi passa di mano più volte e viene da ultimo ridotto a casa rurale fino al suo completo abbandono. Solo nella seconda metà del secolo scorso, i frati minori, ottenuto l’affitto dal Demanio, potranno farvi ritorno, risanandolo e ricostruendolo in parte.

Non molto si conserva del singolare complesso strutturatosi nei secoli: il nucleo più interessante rimane la piccola chiesa, di forma rettangolare, che mostra ancora segni sia dell’originario impianto castellare sia delle linee architettoniche dell’intervento quattrocentesco.